Il batiscafo Trieste è il mezzo subacqueo inventato da Auguste Piccard e pilotato dal figlio Jacques Piccard che riuscì, al di là di ogni aspettativa, in un’impresa scientifica epocale: la prima discesa sul punto più profondo del mare.
Passata alla storia come una delle più grandi esplorazioni del nostro pianeta, con il sopraggiungere dell’era spaziale che spostò l’attenzione dalla Terra allo Spazio, per un po’ troppo tempo è stata messa in secondo piano, se non addirittura dimenticata dai media, persino nella sua città natale.
Eppure il Deep Blue, l’immenso Hydrospazio senza luce delle fosse oceaniche, dopo millenni grazie a quella coraggiosa impresa de “Il Trieste” si apriva per la prima volta all’esplorazione diretta e si rivelava tutt’altro che un deserto privo di vita, e potrebbe serbare tutt’ora la chiave per un’altra comprensione delle origini della vita nell’Universo.
Ecco allora che per me, appassionato di storia e scienza, il batiscafo Trieste non è solo il medium di un record mai raggiunto prima, o uno speciale e sofisticato natante subacqueo, fiore all’occhiello della tecnologia italo-svizzera del dopoguerra e statunitense poi, ma un simbolo dell’eccellenza, del coraggio e della naturale superiorità del pensare positivo, quando ci si spinge verso nuovi orizzonti: l’ignoto è dove non sei ancora arrivato.
Enrico Halupca